Piangere

19/08/2010

piangere bigPiangere è il principale, e nei primi mesi di vita unico, strumento di comunicazione per i bambini che spesso non trovano le parole e i modi per esprimere una sofferenza, un disagio, un bisogno o semplicemente un momento di malumore.

E’ bene sottolineare che nei primi mesi di vita un neonato non piange mai per fare i capricci né per richiamare l’attenzione: un neonato ha ben pochi bisogni che però se non vengono soddisfatti procurano un pianto che a volte può sembrare inconsolabile.

Mangiare, dormire, essere cambiato il pannolino, sentire troppo caldo o troppo freddo, sono le cause principali per le quali un neonato piange. Trovata la causa, risolto il problema, il bambino smette di piangere.

A volte piange perché ha mal di pancia, soffre di colichette e per quelle c’è poco da fare se non adottare qualche accorgimento nelle modalità di allattamento, nel fargli fare sempre il ruttino e ne massaggiargli il pancino per dargli sollievo.

Se tutto ciò non sortisce effetto, il modo migliore per aiutare un neonato che piange per le colichette è tenerlo accanto, consolarlo, fargli sentire la presenza del genitor eed essere pazienti.

A volte il neonato piange perché un rumore improvviso lo ha fatto spaventare, perché la luce lo acceca, o perché ha bisogno di sentirsi rassicurato e protetto. Nella gran parte dei casi quando un neonato piange è sufficiente prenderlo tra le braccia e coccolarlo per qualche minuto perché si calmi.

E' bene ricordare che un neonato non piange mai per fare un dispetto o per capriccio. Di fronte al pianto di un bambino, è importante che la mamma lo prenda in braccio, lo rassicuri e lo coccoli senza avere il timore di viziarlo.

Il sostegno ricevuto dalla mamma rafforzerà la sua autostima e la sicurezza in se stesso e negli altri. Un bambino che ha pianto senza essere stato consolato prima o poi la smetterà, non perché avrà risolto da solo il suo disagio, ma solo perché avrà capito che nessuno si preoccuperà di lui.

Quando il bambino si fa un po’ più grande il pianto non è più l’unico modo che il piccolo ha a sua disposizione per manifestare desideri e sentimenti.

Può provare a indicare ciò di cui ha bisogno o a comunicare con smorfie, gesti, prime parole. Il pianto inizia a manifestarsi solo in precise situazioni (quando il bambino si deve separare dai genitori, ad esempio, oppure quando vuole qualcosa che gli viene negata oppure quando sta poco bene).

Imparare a gestire i capricci dei bambini è di fondamentale importanza per limitare anche le crisi di pianto

  • Limitare i divieti a poche, precise situazioni
  • Mostrare al bambino che si comprende il suo stato d’animo e il suo dispiacere
  • Accettare il suo pianto e non cercare di minimizzarlo con lo scopo di farlo sparire al più presto

Sono queste le principali indicazioni fornite dagli esperti per allenarsi a fare i conti con un bambino che fa i capricci e piange.

Top

capriati bw square
Francesca Capriati
Giornalista
Mamma blogger
Dalla gravidanza al parto, dall'allattamento all'adolescenza: il mio spazio virtuale per condividere esperienze, difficoltà ed informazioni.