Linfonodi ingrossati

25/03/2015

linfonodi bigCosa fare se il bambino ha i linfonodi ingrossati? Quando è bene rivolgersi al pediatra e cosa possono indicare questi gonfiori ai linfonodi?

Nel bambino il tessuto linfatico è presente in modo più rilevante rispetto all’adulto. E’ del tutto normale che il tessuto linfoide aumenti sempre più dalla nascita fino agli 11 anni per poi ridursi dalla pubertà in poi. Un linfonodo ingrossato e in generale le linfoadenopatie, cioè le alterazioni dei linfonodi per dimensione, numero e consistenza, hanno nella maggior parte dei casi un’origine infettiva di natura batterica (Staphylococcus aureus, Streptococcus pyogenes o malattie da graffio dei gatti o dei cani), in altri casi sono causate da virus, come Citomegalovirus, Herpes simplex ed Epatite B.

Cosa sono i linfonodi

Si tratta di organi del sistema linfatico che si trovano nel collo, sotto le ascelle e nell’inguine, nei quali si concentrano i globuli bianchi, cioè cellule del sistema immunitario pronte a combattere le infezioni. Nei bambini i linfonodi ingrossati del collo sono piuttosto frequenti e indicano che il sistema immunitario sta lavorando troppo. Quindi l’ingrossamento dei linfonodi può essere il segnale di un’infezione in atto oppure che l’organismo si è difeso da un attacco di batteri o virus. Spesso le ghiandole si gonfiano dopo una forte tonsillite oppure un’otite.

Come trattare le varie linfoadenopatie?

Sono state recentemente presentata delle nuove linee guida per la gestione di questi disturbi che, come spiega Susanna Esposito, Direttore dell’Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Università degli Studi di Milano e Presidente della Società Italiana di Infettivologia Pediatrica (SITIP), “rappresentano uno strumento utile nella diagnosi e nel trattamento a domicilio e in ospedale del bambino con linfoadenopatia della testa e del collo ed hanno lo scopo di selezionare, alla luce delle migliori prove scientifiche disponibili, gli interventi più efficaci e sicuri per la gestione e le cure di queste patologie”.

La diagnosi delle linfoadenopatie

E’ importante valutare diversi parametri: l’età del bambino, le dimensioni del linfonodo, segni ed altri sintomi presenti. Un linfonodo è considerato anormale in età pediatrica se le sue dimensioni hanno un diametro superiore a 1 cm nella zona cervicale o ascellare e 1,5 cm in quella inguinale. Linfonodi delle dimensioni di più di 3 cm vanno immediatamente segnalati.

Anche la presenza di altri sintomi è un importante elemento di valutazione: la febbre, rinite, tosse, rash o congiuntivite possono essere segnali di un’origine virale; graffi di animali domestici possono suggerire, invece, bartonellosi o infezione stafilococcica.

Come curare le linfoadenopatie

Quando si sospetta una linfoadenopatia acuta i dati della letteratura sono concordi nel consigliare un atteggiamento di vigile attesa: nella maggior parte di questi casi, soprattutto se coesistono febbre o rinite, si tratta per lo più di infezioni virali delle alte vie respiratorie. Nei casi di faringotonsillite acuta può essere presa in considerazione l’esecuzione del tampone faringeo per Streptococco”, spiega Maurizio de Martino, Professore di Pediatria, Università di Firenze.

In caso di linfoadenopatie acute correlate ad infezioni batteriche acute, invece, è utile un ciclo di antibiotici per 10-14 giorni e se non dovessero esserci benefici la prescrizione di esami ematologici ed ecografici più approfonditi

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Francesca Capriati
Giornalista
Mamma blogger
Dalla gravidanza al parto, dall'allattamento all'adolescenza: il mio spazio virtuale per condividere esperienze, difficoltà ed informazioni.