complicanze durante il parto

Complicanze durante il parto

14/05/2014

La cronaca porta spesso alla luce episodi dolorosissimi che raccontano di problemi legati al parto che portano a problemi a vita o addirittura alla morte del bambino.

Purtroppo nella maggior parte dei casi, il motivo di queste tragedie è dovuto all’errore umano di medici e personale paramedico che assistono la donna durante le fasi di travaglio e di espulsione.

In Italia, negli ultimi anno le richieste di risarcimento per i danni medici causati durante il parto sono aumentante notevolmente: il travaglio è effettivamente in momento più complicato e maggiormente a rischio, mentre durante la fase espulsiva gli errori più rischiosi sono legati principalmente all’anestesia, all’utilizzo del forcipe e alla rianimazione neonatale.

I dati sono stati presentati nell’ambito della ricerca Marsh (leader globale nell’intermediazione assicurativa e nella consulenza sui rischi) sulla Medical Malpractice in ostetricia e mediamente l’evento è riferito a problematiche collegate al bambino, mentre solo 1 caso su 10 è riferito alla madre.

Uno dei problemi principali è legato alla cosiddetta asfissia neonatale che causa problemi neurologici e in alcuni casi addirittura la morte del bambino.

L’asfissia neonatale è una condizione che comporta scarsa ossigenazione ed eccessiva acidità del sangue del neonato, che nelle sue forme più gravi provoca la alterazione di alcuni organi: sistema nervoso centrale, cuore, polmone, intestino, reni. Soprattutto quando vi è un interessamento del SNC, ovvero del cervello, si possono avere conseguenze come paralisi cerebrale e deficit cognitivi permanenti.

Le motivazioni principali dietro all’errore umano che provoca l’asfissia neonatale sono per il 50% attribuibili ad un inadeguato monitoraggio fetale, per il 14% alla mancanza di conoscenza clinica e per l’11% legati alla non conformità alle linee guida cliniche; altre motivazioni sono riferibili alla mancata richiesta di avere un’assistenza medica di alto livello e ad errori nella somministrazione di farmaci.

La tecnologia può essere un valido aiuto per scongiurare i rischi di questo tipo, legati cioè ad errori umani o quanto meno ridurre al minimo queste eventualità. Il progetto 'Remine' ne è un esempio. Si tratta di un software che supporta i medici durante il parto e si occupa di monitorare tre paramenti principali: i movimenti uterini paziente durante il travaglio, le condizioni generali della madre e le condizioni del feto, aiutando a identificare eventuali campanelli d’allarme nel corso del travaglio.

Si tratta sicuramente di un passo avanti per la sicurezza di mamme e bambini, ma il rovescio della medaglia è che l’utilizzo della tecnologia potrebbe rischiare di delegare eccessivamente ai computer quello che invece deve restare assolutamente a carico delle persone, dei medici: l’anamnesi e l’esame obiettivo, oltre al fondamentale rapporto umano con il paziente. E’ altresi fondamentale che gli ospedali si facciano carico in prima persona di continuare ad investire sulla formazione e sull’aggiornamento del proprio personale.

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Francesca Capriati
Giornalista
Mamma blogger
Dalla gravidanza al parto, dall'allattamento all'adolescenza: il mio spazio virtuale per condividere esperienze, difficoltà ed informazioni.