La spina bifida ha, per il 5% dei casi, una componente ereditaria: cioè se in famiglia una persona ne è affetta avrà anche un parente prossimo che ha la stessa malattia.
Uno studio condotto presso l’University College di Londra ha scoperto che l’inositolo, una molecola presente nella frutta, nella verdura e nella carne, potrebbe supportare la terapia preventiva a base di acido folico.
Studi condotti sugli animali hanno mostrato come l’inositolo sia capace di stimolare le cellule dell’embrione e potrebbe, quindi, essere utilizzato per correggere i difetti, come quello che provoca la spina bifida.
L’efficacia dell’inusitolo è stata approfondita anche da una sperimentazione condotta dall'Azienda Istituti Ospitalieri di Cremona, dall'Istituto Gaslini di Genova e dall'Ospedale Niguarda di Milano: a trenta donne che, nella prima gravidanza, avevano avuto un bambino affetto da difetti del tubo neurale (DTN) nonostante l’assunzione di acido folico, è stato somministrato un mix di acido folico e inositolo nel periodo preconcezionale e, per ora, tutte le gravidanze si sono concluse senza DTN.
Uno studio condotto presso l’Università del Texas ha dimostrato che le donne che assumevano maggiori quantità di acido folico nell’anno precedente alla gravidanza vedevano ridurre del 70% il rischio di un parto prematuro.