musica e bambini

Musica e bambini

17/05/2019

L’universo sonoro del bambino si arricchisce sin dalla vita nella pancia della mamma. Il battito del cuore, la sua voce, il respiro sono elementi che suonano una melodia rassicurante e perfetta.

Quando viene alla luce la musica rappresenta ancora un’occasione per divertirsi, rilassarsi, sognare, riflettere. La più classica delle ninne nanne, cantata con voce sommessa, quasi sussurrata, e accompagnata dalla coccola, e dal movimento del cullare tra le braccia in un’unione amorosa tra mamma e bambino, favorisce la tranquillità e il sonno.

La musica nel pancione

A dimostrarlo è uno studio pubblicato su Plos One, la rivista scientifica internazionale, da un gruppo di ricercatori dell’Università di Helsinki (Finlandia), secondo cui i piccoli riescono a riconoscere le melodie ascoltate nel ventre materno almeno fino a 4 mesi dopo la nascita.

La ricerca che ha permesso queste scoperte ha previsto di dividere le donne incinte che vi hanno partecipato in due gruppi. Al primo è stato chiesto di far ascoltare al bimbo nel pancione, durante tutto l'ultimo trimestre di gravidanza, una celebre ninna nanna (Twinkle twinkle little star) per 5 volte alla settimana. Alle altre donne è stato invece chiesto di non far ascoltare al bambino musica durante lo stesso periodo.

Dopo la nascita e quando i bambini hanno compiuto 4 mesi d’età i ricercatori hanno misurato la loro attività cerebrale mentre ascoltavano la ninna nanna o una sua versione leggermente modificata. È stato così scoperto che il cervello dei bambini che conoscevano la musica già dal pancione della mamma era più reattivo all’ascolto della musica. Non solo, tanta più musica era stata ascoltata durante la gravidanza, tanto maggiore era la risposta cerebrale alla melodia originale e a quella modificata.

Questi risultati dimostrano che i bambini sono capaci di imparare ad un’età molto precoce, e che gli effetti dell’apprendimento restano evidenti nel cervello per un lungo periodo

  ha commentato Eino Partanen, primo autore dello studio.

Da più parti si era sottolineato come il far ascoltare la musica durante la gravidanza potrebbe avere effetti positivi sullo sviluppo del cervello del bambino. Mai finora, però, ci si era spinti a suggerire come la musica potesse avere benefici anche sull’apparato uditivo del futuro nascituro.

Secondo gli studiosi finlandesi i neonati possiederebbero ricordi in merito al mondo circostante ancor prima di lasciare il grembo materno. Del resto, non di rado gli psicologi consigliano alle madri di far ascoltare ad esempio musica classica al bambino, in modo da migliorare il suo stato di salute. Infatti, già alla ventottesima settimana il piccolo sarebbe in grado di sentire e di reagire ai suoni. E visto che male non fa, alle future mamme possiamo consigliare di far ascoltare tanta musica ai loro bambini durante la gravidanza.

L'Effetto Mozart

E la famosissima teoria dell’Effetto Mozart indica l’idea che se i bambini o addirittura i neonati ascoltano la musica di Mozart, diventano più intelligenti.

Uno studio recentemente apparso sul Journal of Neuroscience e condotto su 44 persone tra i 55 ei 76 anni ha scoperto che chi aveva studiato musica negli anni dell’infanzia aveva una maggiore predisposizione a rispondere ai suoni e un minore rischio di andare incontro ad un declino uditivo nella vecchiaia.

La musica come antidolorifico

Quando il bambino si fa più grande le canzoncine dell’infanzia costituiscono un patrimonio che resisterà nella memoria per sempre. E la musica può anche aiutare ad affrontare il dolore: uno studio ha scoperto che la musica è un 'potente distruttore' cioè i bambini che avevano dovuto sopportare una flebo o una pratica ospedaliera simile, grazie all’ascolto della musica ne erano usciti molto meno stressati.

Perché la musica fa bene ai bambini

Coltivare la passione per la musica apporterebbe un grande contributo allo sviluppo dei bambini.

Lo suggerisce uno studio apparso sul Journal of the American Academy of Child & Adolescent Psychiatry condotto su un campione composto da 232 ragazzi di età compresa tra i 6 e i 18 anni. I ricercatori, guidati dallo psichiatra James Hudziak, dell’Università del Vermont, hanno seguito lo sviluppo cerebrale dei bambini nel corso degli anni attraverso delle risonanze magnetiche.

E’ così emerso che i bambini che suonavano uno strumento musicale sin da piccoli riuscivano a sviluppare un maggiore controllo delle proprie emozioni e una migliore capacità di attenzione. I benefici della musica non si fermerebbero qui, perché per i piccoli amanti della musica ci sarebbe anche un minore rischio di ansia nel corso della vita.

  • Ma perché la musica avrebbe effetti così interessanti?

Come spiega lo psichiatra nel corso della crescita la corteccia cerebrale aumenta il suo spessore, la musica sembra influenzare lo sviluppo di questo spessore nelle zone legate alla memoria di lavoro e all’organizzazione mentale. La musica, infatti, contrasterebbe l’assottigliamento dello spessore di alcune precise aree cerebrali che è collegato allo sviluppo di disturbi d’ansia nonché a comportamenti aggressivi.

A confermare i benefici della musica è uno studio condotto dai neuro scienziati della Harvard University e dell’Ospedale Pediatrico di Boston.

Secondo quanto emerso dalla ricerca i bambini che suonano uno strumento sono più flessibili mentalmente, hanno maggiori capacità di adattarsi a situazioni nuove e complesse e manifestano migliori funzioni esecutive. Altri studi condotti in precedenza hanno dimostrato che i piccoli musicisti hanno una marcia in più, ma non era chiaro se queste doti fossero da ricondurre alla loro estrazione sociale – spesso più elevata – o alla pratica quotidiana della musica.

Questa volta i bambini sono stati valutati attraverso test psicometrici, test del quoziente intellettivo, ambiente socioeconomico di provenienza. Risultato: i bambini che studiano musica hanno una maggiore flessibilità mentale indipendentemente dagli altri fattori e anche la risonanza magnetica funzionale eseguita sui bambini ha evidenziato che nelle aree prefrontali del cervello implicate nelle funzioni esecutive si registrava una maggiore attività.

Come far studiare musica ai bambini

Crescendo, poi, il piccolo può esprimere una vera e propria passione per la musica così da semplice ascoltatotore inizia l'apprendimento dell’utilizzo di uno strumento musicale. Passione che può durare oppure rivelarsi effimera.

  • Come fare se dopo qualche settimana di lezioni il bambino dice che ha cambiato idea e non vuole continuare?

Intraprendere una battaglia per imporgli di continuare è pressoché inutile, mentre può rivelarsi vincente cercare di motivarli. Innanzitutto la prima cosa da fare è ascoltarli e capire perché non hanno più voglia di continuare a coltivare quella che sembrava essere una grande passione: forse sono timidi e insicuri nell’imparare qualcosa di nuovo o forse fanno una fatica maggiore ad imparare rispetto a ciò che pensavano all’inizio.

O forse la musica è diventata un ennesimo impegno che ha fatto diminuire ulteriormente il tempo libero a disposizione per stare con gli amici e giocare.

Dopo aver parlato bene con vostro figlio, è utile anche fare una breve chiacchierata con il maestro di musica e fatevi dare un’opinione onesta sull’impegno che il bambino mette durante la lezione e sul talento reale che ha verso lo strumento che sta studiando. Cercate inoltre di capire se il metodo di insegnamento utilizzato è adatto allo stile di apprendimento e alla personalità del vostro bambino e valutate se non sia il caso di modificarlo, per esempio facendo qualche lezione privata che metta il bambino maggiormente a suo agio nei confronti del maestro e dello strumento che suona.

E’ importante anche tenere in considerazione il ruolo che il gioco deve avere in qualsiasi fase dell’apprendimento.

Spesso, soprattutto quando di tratta di aiutare i bambini a sviluppare il talento - nello sport come nella musica - i genitori tendono a mettere le proprie aspirazioni davanti alle esigenze dei bambini, che si sentono caricati di aspettative eccessive per la loro età, contribuendo a creare stress intorno situazioni che possono essere gestite con maggior serenità.

Incoraggiarli è fondamentale, cosi come fargli sentire che i genitori sono partecipi anche 'affettivamente' dei loro risultati e dei loro miglioramenti. Ma ricordate sempre che i bambini sono bambini.

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Francesca Capriati
Giornalista
Mamma blogger
Dalla gravidanza al parto, dall'allattamento all'adolescenza: il mio spazio virtuale per condividere esperienze, difficoltà ed informazioni.