Secondo un’indagine effettuata nel 2016 da Doxa Kids in collaborazione con Telefono Azzurro, su circa 6mila ragazzi e adolescenti, il 35% dei ragazzi dagli 11 ai 19 anni è stato vittima di episodi di violenza da parte di coetanei o compagni di scuola. E il fenomeno sarebbe in aumento. Inoltre quasi la metà degli intervistati (45%) pensa che si sia verificato un incremento del fenomeno proprio a causa della grande cassa di risonanza fornita dai social media. Un ulteriore 26% crede che la crescita sia dovuta al costante clima di incitamento all’odio e alla discriminazione presente sui media. Per un italiano su quattro, invece, il bullismo è sempre stato presente e non ci sono differenze sostanziali rispetto al passato, se non un incremento delle denunce
Il bullismo assume svariate forme. Insulti, minacce, scherzi realizzati con il fine di schernire e offendere la vittima, percosse e piccoli furti, sono solo alcune delle tante forme con cui può manifestarsi il bullismo nelle scuole. I protagonisti del fenomeno del bullismo sono diversi: l’identikit del bullo-tipo è quello di un personaggio più forte che si circonda di due o tre personaggi ‘secondari’ insicuri e in cerca di punti di riferimento; il resto lo fa una maggioranza di cosiddetti 'pari' che restano silenziosi ad assistere: il mix può essere davvero micidiale, soprattutto per la vittima che è generalmente il primo della classe, quello più giovane, quello meno ‘cool’.
Il New Yorkese Citibabes offre qualche consiglio:
Il bullismo non è rappresentato da scaramucce tra bambini ma è un problema serio. La vittima porta per anni i segni del trauma subito.
Il trauma forgia il carattere perché lo modifica nel profondo, trasformando un timido adolescente in un adulto insicuro e in cerca di sicurezze e di continue rassicurazioni. Inoltre alcuni studi hanno mostrato che le vittime di bullismo hanno maggiori rischi di soffrire di depressione, carenza di autostima, disturbi alimentari, abuso di sostanze stupefacenti e suicidio.
Nell’era di Internet anche il bullismo travalica i confini delle mura della scuola o della piazza per raggiungere la Rete e amplificare i problemi a carico delle vittime. Non più insulti, botte, piccoli furti e derisione, ma email, video e molto altro che sconfina su internet raggiungendo un numero maggiore di persone.
Foto condivise, minacce, derisione e insulti sui social network, pagine web che è difficile cancellare e molto altro: la Polizia Postale rende noto che sono in aumento i fenomeni di bullismo perpetrati da ragazzi di 16 o 17 anni sui bambini di 12.
“Si parla sempre delle vittime di bullismo ma se ti chiamassero dalla scuola di tuo figlio per comunicarti che è lui il bullo, come pensi reagiresti?”, si domanda Nan Coosemans, family coach che da circa vent’anni lavora nel mondo dello sviluppo personale a contatto con bambini e adolescenti aiutandoli nel proprio percorso di crescita personale e autrice del libro ‘Quello che i ragazzi non dicono’ (edito da Sperling & Kupfer).
Come riconoscere se tuo figlio è un bullo?
Alcuni segnali sono più indicativi di altri. Ad esempio se parla spesso male degli altri o lo fa in modo aggressivo, se ha più vestiti, giochi, soldi o altre cose che non dovrebbero appartenergli. ‘Come li ha avuti?’ è la prima domanda da farsi
L'esperta stila un decalogo per aiutare concretamente i genitori a disinnescare il meccanismo che trasforma alcuni adolescenti in piccoli ‘criminali’ in erba, spesso in via preventiva, poiché temono di essere un possibile bersaglio degli altri bulli.