sintomi dei disturbi alimentari nei bambini

Sintomi dei disturbi alimentari nei bambini

In Italia sono due milioni i giovani interessati dai disturbi del comportamento alimentare, in metà dei casi classificati come parziali, che nel 40% dei casi si presentano tra i 15 e i 19 anni, ma sta aumentando in modo allarmante l'incidenza di questi disturbi anche in bambini di 8-9 anni. Solo il 10% chiede aiuto o parla con i genitori di questi disagi e l'Organizzazione Mondiale della Sanità informa che, tra le adolescenti, le patologie di tipo anoressico e bulimico rappresentano la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali. Come riconoscere i sintomi dei disturbi alimentari nei bambini e come possiamo intervenire?

Accanto ai disturbi più noti, come anoressia o bulimia, si stanno facendo strada e sono in grande aumento il binge eating disorder (disturbo da alimentazione incontrollata), i cosiddetti Dca-Nas (non altrimenti specificati) ossia disturbi non classificabili nelle categorie tradizionali, che risultano essere il 40% di tutti i DCA, ma anche problematiche che sono difficili da diagnosticare, come la disfagia, cioè la difficoltà a deglutire, il selective eating (alimentazione selettiva) passando per il food avoidance emotional disorder (disturbo emotivo da evitamento del cibo).

La guarigione, dicono le statistiche, è possibile: allo stato attuale la remissione a 5 anni dell'anoressia è del 66,8% contro il 45% della bulimia.

Tra gli 8 e i 10 anni c'è quella che potremmo definire "l’età del sospetto", in cui si manifestano i primi segni del problema. Se si riesce a intercettarli subito i ragazzi recuperano. Questo è compito del pediatra, che con quattro semplici domande potrebbe individuare i casi sospetti e monitorarli nel tempo

spiega Giampaolo De Luca, Vicepresidente della Società Italiana di Medicina dell'Adolescenza

Anche per i genitori ci sono dei campanelli d’allarme da non sottovalutare, sottolinea l’esperto.  Alcuni segnali vengono dal modo in cui si mangia, ad esempio:

  • lo sminuzzare il cibo in pezzi piccolissimi;
  • la lentezza del pasto;
  • l'esclusione di alcuni alimenti;
  • l'assunzione di molta acqua.

Non esiste una sola causa che spieghi l'origine sempre più precoce dei disturbi del comportamento alimentare ma va prestata attenzione ad alcuni fattori che possono precederne l'insorgenza: tra questi, l'insoddisfazione per il proprio corpo, l'ambiente familiare (depressione materna, conflitto generazionale), il sovrappeso, la scarsa autostima. Esiste anche una suscettibilità genetica a tali disturbi

aggiunge De Luca.

Nel 63% dei casi, dicono le statistiche, i disturbi si presentano insieme a patologie psichiatriche come depressione e attacchi di panico. Il perfezionismo clinico, ha rilevato uno studio del Ministero della Salute, è presente nel 75% dei casi di anoressia; la presenza di eventi traumatici (in particolare abusi o molestie sessuali) è collegata all'esordio precoce di tali patologie nel 38% dei casi.

Quali sono i campanelli d’allarme?

Da un lato il pediatra deve cominciare a porre domande precise al piccolo paziente tra gli 8 e i 10 anni:

  1. 'ritieni che dovresti metterti a dieta',
  2. 'quante diete hai fatto nell'ultimo anno',
  3. 'ti senti insoddisfatto del peso del tuo corpo',
  4. 'Il peso influenza l'idea che hai di te stesso'.

Dall’altro i genitori devono osservare i figli per rilevare cambiamenti nel comportamento:

Il genitore deve preoccuparsi se vede cambiare il comportamento dei figli, se nota ansia, oppure la tendenza a chiudersi in se stessi, se nascondono le cose che fanno. L'isolamento è un indizio, i ragazzi tendono a frequentare al massimo una sola persona, mentre un'altra evidenza sono gli episodi di autolesionismo, come tagliarsi (spesso sulle braccia), che accompagnano i disturbi alimentari

Ecco i campanelli d’allarme da non sottovalutare:

  1. isolamento e chiusura in se stessi;
  2. ansia e stato di perenne tensione;
  3. insicurezza;
  4. iperattività (legata al tentativo di bruciare più calorie possibili);
  5. uso frequente del bagno dopo il pasto.
  6. lo sminuzzare il cibo in pezzi piccolissimi;
  7. la lentezza del pasto;
  8. l'esclusione di alcuni alimenti;
  9. l'iperattività fisica;
  10. l'assunzione di molta acqua;
  11. un uso frequente del bagno, specie dopo i pasti.

Cosa fare se sospettiamo che nostro figlio abbia un disturbo del comportamento alimentare?

Vicari ci dice chiaramente che il problema non è il cibo e riversare la nostra attenzione su questo elemento è controproducente: inutile, insomma, svalutare la situazione e invitarlo a mangiare di più che poi tutto si risolve.  Se ci accorgiamo che la situazione è seria non esitiamo a rivolgerci ai centri altamente specializzati con una esperienza specifica, cui possiamo essere indirizzati anche dal pediatra o dal medico di famiglia. E cerchiamo di trovare una soluzione che sia condivisa ed accettata da nostro figlio.

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Francesca Capriati
Giornalista
Mamma blogger
Dalla gravidanza al parto, dall'allattamento all'adolescenza: il mio spazio virtuale per condividere esperienze, difficoltà ed informazioni.