asilo nido si o no

Asilo nido si o no?

07/06/2017

E' giusto mandare i bambini all'asilo nido? Domanda da un milione di dollari che riguarda molti genitori. Spesso non c’è altra scelta: i genitori lavorano e bisogna scegliere a chi affidare il bambino.

Personalmente entrambi i miei bambini sono andati al nido quando hanno compiuto un anno. Svolgo la mia professione a casa e nei primi mesi di vita mi sono gestita, con una certa dose di organizzazione e pazienza, il lavoro nelle ore in cui il bambino dormiva (durante la mattina, poi il pomeriggio e poi la sera). Ad un anno compiuto li ho iscritti all'asilo nido. Sono convinta che i bambini di oggi, anche molto piccoli, abbiano una marcia in più rispetto a quelli delle generazioni passate e meritino di poter vivere, qualche ora al giorno, in un ambiente stimolante, a contatto con altri bambini e tanti giochi ed attività da fare.

Asilo nido o stare a casa?

Per me quella del nido non è stata solo una scelta obbligata dettata da esigenze di lavoro (certamente anche, ma non solo), quanto una scelta ponderata, legata alla convinzione che l'asilo rappresenti per i bambini un'occasione di crescita personale, uno stimolo per lo sviluppo cognitivo. Per l'indipendenza, l'autonomia e la crescita.

Certamente molte altre mamme scelgono, invece di aspettare i tre anni e di affidare il bambino ad una baby sitter oppure ai nonni. In questo modo ci si tutela anche da frequenti raffreddori e malanni di stagione cui i bambini che vanno al nido sono inevitabilmente più esposti.

Asilo nido si o no, psicologia

Secondo gli esperti delle società europee di pediatria frequentare l’asilo nido sortirebbe alcuni innegabili benefici sia legati alle abilità cognitive che legate alla salute.

Alcuni studi hanno dimostrato che i bambini che frequentano il nido sono meno esposti al rischio di ammalarsi, per esempio i bambini che sono andati al nido a 1 anno avrebbero un rischio di asma ridotto della metà.

Ma la protezione riguarderebbe anche altre malattie come il diabete (un calo del rischio del 40%) e addirittura il rischio di leucemia linfoblastica acuta che sarebbe di un terzo inferiore nei bambini che sono andati al nido.

Ovviamente all’inizio il bambino si ammalerà di più delle più comuni malattie pediatriche, a carico dell’apparato respiratorio e dell’apparato gastrointestinale, questo perché, come spiega l’Associazione Culturale Pediatri, frequentare tanti bambini espone l’organismo a tantissimi virus e il sistema immunitario non ha ancora una memoria immunitaria tale da potersi difendere.

I locali chiusi, spesso eccessivamente riscaldati e frequentati da tanti bambini rappresentano un ambiente ideale per la propagazione dei virus, principali agenti eziologici delle infezioni nei primi anni di vita; la trasmissione dei microrganismi è, poi, particolarmente facilitata dallo scambio degli oggetti che inevitabilmente avviene tra bimbi così piccoli. Inoltre, è molto difficile che un bambino nei primi anni di vita sia in grado di attuare le comuni norme igieniche: in questo modo i germi che vengono veicolati per via aerea e gastrointestinale possono contaminare le superfici, su cui possono sopravvivere anche diverse ore, rendendo ancora più semplice la trasmissione delle infezioni da un bimbo all’altro

spiega la Prof.ssa Susanna Esposito, Direttore dell’Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura Fondazione IRCCS, Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Università degli Studi di Milano e Presidente della Società Italiana di Infettivologia Pediatrica (SITIP).

Tuttavia si tratta solo dei primi tempi perché negli anni successivi il sistema immunitario diventerà più forte e resistente e il bambino si ammalerà di meno.

Uno studio condotto dall’Università della California, invece, ha dimostrato che mandare i bambini al nido favorisce il loro sviluppo linguistico e le loro abilità logico-matematiche.

La ricerca è stata pubblicata su Child development ed è stata condotta su 2700 bambini. Non è la prima volta che alcune ricerche indagano sulle possibilità offerte dall’asilo nido.

A confermare questa teoria c'è anche uno studio tutto italiano.

A condurlo Daniela Del Boca e Silvia Pasqua, docenti di Economia Politica all’Università di Torino. Secondo quanto scoperto dalle studiose, i bambini italiani che hanno frequentato il nido raggiungono un punteggio più alto in italiano e matematica alle prove Invalsi di ingresso alle scuole elementari.

Gli esperti spiegano questo maggiore sviluppo di alcune abilità con il fatto che il contatto con i coetanei, lo stimolo delle insegnanti, la partecipazioni ad attività interessanti e coinvolgenti abbiano un peso davvero significativo sullo sviluppo dei piccoli. Inoltre il confronto con gli altri spinge il bambino, che cresce innanzitutto emulando gli altri, a imparare ad essere autonomo e ad “allenarsi” nel relazionarsi con il mondo esterno e le persone che non siano i genitori.

Asilo nido, età giusta

Personalmente ho aspettato che entrambi compissero un anno prima di mandarli all'asilo. Nel primo anno di vita dormono sia al mattino che al pomeriggio e difficilmente possono divertirsi e giocare. Ma naturalmente se si tratta di una scelta obbigata per motivi di lavoro il bebè può andare al nido anche a pochi mesi di vita. L'importante è scegliere la struttura giusta che, per quanto mi riguarda, deve avere:

  • locali ampi che consentano di dividere i bambini per fasce di età;
  • lettini, cullette e altri accessori;
  • pulizia e massima igiene;
  • una cucina interna che utilizzi prodotti bio;
  • massimo un'educatrice ogni 5 bambini;
  • una struttura piccola, familiare e accogliente.

Asilo nido, il parere del pediatra

I pediatri forniscono anche qualche utile consiglio ai genitori che decidono di mandare i bambini all’asilo nido:

  • Scegliere l’asilo nido giusto: optare per asili che abbiano una discreto numero di locali di sufficiente metratura destinati ai bimbi, con la possibilità di usufruire di spazi esterni durante la bella stagione e in cui vi sia un numero non eccessivo di bimbi per classe.
  • Al nido solo mezza giornata: laddove i tempi lo consentano sarebbe meglio mandare il bambino al nido solo per mezza giornata, evitando di lasciarlo lì nell’ora del riposino, in cui inevitabilmente si viene a creare la permanenza di tanti bimbi nello stesso locale chiuso per un discreto numero di ore.
  • Far tornare il bambino al nido solo quando è completamente guarito: soltanto così si potrà evitare non solo di trasmettere l’infezione agli altri bambini, ma anche di far ammalare il bambino nuovamente
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Francesca Capriati
Giornalista
Mamma blogger
Dalla gravidanza al parto, dall'allattamento all'adolescenza: il mio spazio virtuale per condividere esperienze, difficoltà ed informazioni.