Si crede erroneamente che i neonati e i bambini non provino dolore oppure lo privino con minore intensità rispetto agli adulti. In realtà i piccoli percepiscono il dolore in modo più intenso e non hanno la consapevolezza né della sua origine né del fatto che prima o poi passerà. Curare il dolore nei bambini e nei neonati, quindi, è molto importante, anche perché il dolore non trattato può avere effetti importanti sulla prognosi attuale e futura del piccolo. Non solo, a sancire il diritto del bambino ad essere curato quando soffre il dolore è una legge (la numero 38 del 2010) che dice chiaramente che il dolore del piccolo va adeguatamente considerato, misurato e trattato.
“Mamma ho la bua!”. Quante volte le mamme si sono sentite ripetere questa frase dai loro bambini e sono corse ai ripari con un cerotto colorato o una carezza. Ma a volte una coccola della mamma non è sufficiente e far passare il dolore che resta, infatti, la causa della metà delle 5mila visite ambulatoriali effettuate ogni anno presso gli studi dei pediatri di famiglia.
E solo nel 2-3% dei casi il dolore è riconducibile a una causa seria come dolori addominali o muscolo-scheletrici (nel 30% dei piccoli tra i 2 e i 12 anni) emicranie e cefalee (20% dei bambini tra i 6 e i 12 anni), dolori di natura incerta che vanno approfonditi con esami specifici o dolore cronico, cioè che dura da tre mesi e che ha un’incidenza del 15-25% dei casi.
Il dato è emerso da un’indagine condotta dalla FIMP (Federazione Italiana Medicina Generale) e se da un lato il 63% dei pediatri si dichiara convinto che sia importante rispondere al dolore di un bambino, anche se la causa è banale, dall’altro:
Fondamentale aiutare il bambino ad esprimere il suo dolore e utilizzare appositi strumenti per valutare l’intensità del dolore. Quali?
Il dolore nei bambini spessonon viene preso nella giusta considerazione: lo studio Piper (Pain in Pediatric Emergency Room) ha preso in esame 19 reparti di pronto soccorso italiani tra il 2010 e il 2013 e ha scoperto che:
Eppure in Italia esiste dal 2010 una legge nella quale il trattamento del dolore viene definito come diritto alla salute del bambino e della sua famiglia, ma questi dati mostrano come resti nella maggior parte dei casi del tutto inapplicata.
Per curare il dolore nel bambino è importante sapere quale sia la sua natura. Il dolore può essere causato da un’infiammazione o da altre cause. Il dolore di natura infiammatoria è quello causato, ad esempio, dall’otite o dalla laringite, mentre è di natura non infiammatoria il dolore legato al fastidio della dentizione, l’emicrania, il dolore da crescita, quello addominale etc.).
A seconda della sua natura, il dolore va trattato con farmaci diversi. Vediamo quali:
Tuttavia è importante fare qualche distinzione: nel neonato, ad esempio, fino ai 3 mesi l’ibuprofene è sconsigliato a causa dei suoi effetti collaterali a danno dello stomaco e in tal caso bisogna preferire il paracetamolo; se il bambino è a stomaco vuoto (circostanza piuttosto frequente quando i bambino sono sofferenti) l’ibuprofene va evitato e la scelta deve cadere sul paracetamolo, che non ha effetti collaterali e può essere assunto tranquillamente anche a digiuno.
Inoltre è importante sapere quali sono le regole e il dosaggio corretto per assicurare il massimo dell’efficacia e della sicurezza.
Il dosaggio dell’Ibuprofene, assunto per via orale, è di 10mg per Kg di peso per dose con un intervallo tra una somministrazione e l’altra di almeno 6/8 ore. Il dosaggio massimo di Ibuprofene nelle 24 ore non deve superare i 30 mg/Kg.
Per quanto riguarda il Paracetamolo, invece, la dose antalgica piena è di 15-20 15-20 mg/Kg/dose per bocca (con un intervallo tra una dose e l’altra di almeno 4 ore). Si tratta di una dose lontana dalla dose tossica. Il dosaggio massimo di paracetamolo nelle 24 ore non deve superare i 60 mg/Kg nei bambini con meno di 3 mesi e gli 80 mg/Kg nei bambini con più di 3 mesi.
E’ importante ricordare che è preferibile somministrare i farmaci a orario fisso e non solo al momento del bisogno e che la dose deve essere corretta. Ad esempio spesso si rischia di incorrere nell’errore di sotto dosare il paracetamolo quando si deve trattare il dolore: la dose in questo caso deve essere più alta di quella usata per abbassare la febbre (in realtà deve essere più alta: 15-20 mg/Kg/dose è il dosaggio corretto del paracetamolo per il controllo del dolore, 10-15 mg/Kg/dose è il dosaggio giusto per la febbre).