L’enuresi colpisce circa il 27% dei bambini di 4 anni, il 15% dei piccoli con 5-6 anni, il 6% dei bambini che hanno raggiunto i 6 anni e via così, con un’incidenza sempre minore.
Il disturbo viene classificato in:
L’International Childrens’ Continence Society ha recentemente coniato una nuova definizione relativa all’enuresi: 'incontinenza notturna intermittente', che va sempre distinta in:
Le cause
Un ritardo nello sviluppo della vescica e dello sfintere vescicale (un piccolo muscolo che funge da barriera per impedire la fuoriuscita della pipì), che generalmente giunge a maturazione non prima del quarto anno di vita, può causare il problema; ma anche insufficienti livelli di ormone ADH che riesce a ridurre la produzione di urina se presente in livelli normali.
Altre cause possono essere ricondotte a problemi fisici, quali una vescica piccola, una secrezione notturna di ormone antidiuretico ridotta, anomalie urinarie o problemi neurologici, ecc. A queste vanno aggiunte situazioni psicologiche problematiche come la nascita di un fratellino, separazione e/o litigi dei genitori, cambiamenti nella routine di ogni giorno, l’inizio della scuola, ecc.
Questi, però, sono semplicemente dei fattori esasperanti di una situazione fisica preesistente. Alcuni studi recenti, infatti, hanno mostrato che molto più spesso di quanto non si pensi alla base dell’enuresi non c’è una causa psicologica ma un disturbo di altra natura, che se non curato può minare l’autostima del piccolo e creare un conseguente disagio psicologico.
Come affrontarla
Quando l’enuresi inizia a manifestarsi è bene non drammatizzare, perché il bambino si sente a disagio e prova imbarazzo e vergogna. Quindi è essenziale evitare di farne un dramma, ma anche far finta di niente è controproducente: il bambino è consapevole di avere un problema e aiutarlo a superarlo con decisione e serenità è essenziale.
E' importante, se l’episodio si ripete, rivolgersi al pediatra, che dopo aver escluso altre patologie importanti, come infezioni alle vie urinarie, anomalie dell’apparato genito-urinario, diabete o altro, indirizzerà i genitori a consultare un pediatra specializzato in grado di fornir loro le informazioni utili affinchè siano in grado di valutare le notti in cui il bambino bagna il letto, sia per capire l’entità del disturbo, sia per valutare i progressi.
Per i casi di enuresi più insistenti esistono due tipi di terapie, entrambe prevedono il coinvolgimento diretto del bambino che deve acquisire la consapevolezza dello stimolo notturno e partecipare attivamente alla risoluzione del problema: