I gruppi sanguigni, di cui ignorava all’esistenza fino al 1901, furono scoperti dal dottor Karl Landsteiner, che meritò per questa scoperta un Premio Nobel per la Medicina nel 1930. Il gruppo sanguigno è una delle caratteristiche di un individuo geneticamente definita alla nascita e presenta contributi da entrambi i genitori. E’ determinato dalla presenza o assenza di precisi antigeni (sostanze che inducono il sistema immunitario a produrre anticorpi contro di loro) sulla membrana cellulare dei globuli rossi.
Esistono quattro diversi gruppi sanguigni.
Ciascun gruppo è ulteriormente suddiviso in base alla presenza o assenza del fattore Rh, un antigene che si trova sulla superficie dei globuli rossi ed è presente nell'85% della popolazione. Se è presente si avrà un RH positivo, altrimenti l’RH sarà negativo. Conoscere il proprio RH è molti importante per verificare la compatibilità in caso di trasfusioni sanguigne.
Conoscere la compatibilità tra il gruppo sanguigno della madre e quello del bambino è importante per scongiurare che gli anticorpi della mamma attacchino gli anticorpi del bambino perché non li riconoscono. Questo accade soprattutto nell’ultimo mese di gravidanza perché c’è un vero e proprio passaggio di anticorpi, utili per il nascituro, dal sangue della madre a quello del feto. Oggi comunque l’incompatibilità del fattore Rh tra madre e figlio è un’eventualità piuttosto gestibile grazie agli esami e a terapie di ruotine.
L’esame principale in caso di gruppo sanguigno Rh negativo della madre e Rh positivo del padre, è test di Coombs che si effettua ogni mese attraverso un normale prelievi di sangue durante la gravidanza, per verificare la presenza di anticorpi contro l’Rh del bambino; inoltre, sempre nel casi di Rh diversi tra i due genitori, sarà necessario seguire una profilassi dedicata quando si presentano situazioni in cui ci potrebbe essere contatto tra il sangue materno e quello del bambino, come ad esempio durante l’amniocentesi.