malattie della tiroide nei bambini

Malattie della tiroide nei bambini

22/05/2018

Dall'ipotiroidismo congenito alle malattie della tiroide nei bambini e negli adolescenti, ecco il parere degli esperti su come fa la diagnosi e come si curano questi disturbi.

Il Professor Francesco Chiarelli, Direttore della Clinica Pediatrica dell’Università di Chieti e Presidente della Società Europea di Endocrinologia Pediatrica (ESPE) , spiega che le due patologie tiroidee più frequenti sono

  • la tiroidite di Hashimoto, disturbo su base autoimmune che consiste nella formazione di anticorpi contro la tiroide
  • forme cliniche che vedono l’insorgenza di ipotiroidismo e in alcuni casi si può manifestare con ipertiroidismo

Si tratta in ogni caso di

disturbi da non sottovalutare e che presentano un certo grado di comorbidità con patologie come il diabete di tipo 1 e la celiachia

Cos'è la tiroide

La tiroide produce un ormone che regola importanti processi durante tutto l’arco della vita. Nell’età evolutiva l’ormone tiroideo regola lo sviluppo neuropsichico e l’accrescimento somatico, mentre in tutte le età è fondamentale per:

  • il funzionamento del muscolo cardiaco e scheletrico,
  • il metabolismo osseo, lipidico, glucidico
  • il mantenimento dell’omeostasi energetica.

Insieme ad altri ormoni ci consente di acquisire le “scorte” in presenza di un bilancio energetico positivo e di  utilizzarle in caso di necessità. Regola inoltre la produzione di calore, consente di mantenere costante la temperatura corporea. E’ quindi una delle fonti di energia del nostro organismo.

Sintomi delle malattie della tiroide nei bambini

I sintomi spesso possono essere male interpretati e attribuiti ad esempio alla crescita, all’adolescenza, a periodi di stress scolastico. Si tratta in genere di:

  • Stanchezza,
  • sonnolenza,
  • ipersonnia,
  • bradicardia o tachicardia,
  • irritabilità e disturbi dell’umore

segni delle più comuni malattie della tiroide che colpiscono anche la popolazione infantile, con una marcata preferenza per il sesso femminile.

Ipotiroidismo in adolescenza

Il momento più delicato è certamente l’adolescenza, quando alla ghiandola tiroidea si richiede un 30% in più della propria attività, anche a causa dello sviluppo degli ormoni sessuali estrogeni e testosterone. Il picco dell’insorgenza delle malattie della tiroide nei bambini avviene intorno alla seconda infanzia, verso i 12 anni, complice anche l’interferenza della maturazione sessuale. Eppure 1 bambino/ragazzo su tre riceve la diagnosi corretta con 12-24 mesi di ritardo. Un gap da colmare affinando la capacità di fare diagnosi differenziale.

Ecco allora che è possibile osservare un rallentamento nella crescita staturale o alterazioni del ciclo mestruale che possono essere attribuite alla giovane età. In presenza di sintomi anche sfumati è opportuno un semplice dosaggio ormonale da effettuare su un campione di sangue. La terapia dell’ipotiroidismo consiste in una supplementazione di ormone di facile somministrazione, mentre per le forme di iperfunzione della tiroide si ricorre a farmaci anti-tiroidei come il ‘metimazolo’. Rimane comunque sempre opportuna una supplementazione di iodio attraverso il consumo di sale iodato nella popolazione generale

spiega l'esperto

Questo anche in considerazione del fatto che in moltissime zone del nostro paese sono presenti sacche endemiche di carenza di iodio ed ipotiroidismo: dalle pendici dell’Etna alle valli Prealpine sino alle zone appenniniche dell’Italia Centrale.

Ipotiroidismo in età pediatrica

Diverso è il caso dei disturbi congeniti, che si manifestano alla nascita. Qui lo screening neonatale di massa ha portato al completo controllo di questi disturbi che in passato determinavano conseguenze sia sullo sviluppo cognitivo e mentale sia sull’accrescimento staturale.

L’ipotiroidismo congenito interessa circa 1 neonato ogni 1000 bambini e può avere diverse cause: dalla agenesia della tiroide in cui in epoca fetale non si verifica il corretto sviluppo della ghiandola che quindi rimane assente, all’ectopia ossia ad una anomala localizzazione della tiroide. Caso che può verificarsi in quanto durante la gravidanza la tiroide nasce nell’angolo mandibolare e intorno al 6°-7° mese di gestazione migra nella sua sede definitiva.

Altra causa di problemi congeniti è rappresentata dai difetti di produzione degli ormoni tiroidei a causa di alterazioni enzimatiche.

In Italia lo screening su tutta la popolazione neonatale è in vigore dai primi anni ’70 e dal 1976 esiste un Registro Nazionale presso l’Istituto Superiore di Sanità che ci ha permesso di conoscere l’esatta epidemiologa del fenomeno: su circa 500mila bambini nati in Italia ogni anno, circa 300 ricevono diagnosi di patologie congenite alla nascita e vengono trattati tempestivamente entro due settimane.

L’inizio del trattamento (che consiste nella somministrazione di L-tiroxina) permette uno sviluppo normale di questi bambini anche se sono necessari controlli periodici: mensili per i primi 12 mesi di età e successivamente ogni 3-6 mesi allo scopo di dosare correttamente la terapia sulla base dei valori di FT4 e TSH.

Gozzo nei bambini

In Italia si ammalano di gozzo, malattia legata alla carenza di iodio, circa 6 milioni di persone, più del 10 per cento della popolazione. Nella popolazione giovanile, il gozzo interessa almeno il 20 per cento dei minori. Secondo le stime attuali, un neonato su 2-3 mila nasce con una forma di malattia tiroidea.

Il fabbisogno di iodio è particolarmente elevato per le donne in gravidanza e per i bambini

spiega Marco Cappa, responsabile di Endocrinologia del Bambino Gesù.

Lo iodio è un micronutriente essenziale per il corretto funzionamento della tiroide, in quanto costituente principale degli ormoni tiroidei. La carenza di iodio è la causa principale del gozzo, cioè di un aumento delle dimensioni della tiroide, della formazione di noduli e di molti altri effetti dannosi sulla salute, indicati nel loro insieme come disturbi da carenza iodica.

La carenza di iodio può provocare inoltre gravi deficit cognitivi e psicomotori.

Purtroppo, in Italia la quantità di iodio presente negli alimenti è molto bassa.

La somministrazione abituale di sale iodato consente di raggiungere la quota minima di iodio che il soggetto dovrebbe assumere giornalmente

dichiara l'esperto, che aggiunge:

particolarmente sensibile al difetto di questo micronutriente è il cervello in età fetale e neonatale, che ha uno sviluppo incompleto in condizioni di carenza iodica.

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Francesca Capriati
Giornalista
Mamma blogger
Dalla gravidanza al parto, dall'allattamento all'adolescenza: il mio spazio virtuale per condividere esperienze, difficoltà ed informazioni.