Come donare il cordone ombelicale e perché farlo? Il sangue presente all’interno del cordone ombelicale è una fonte preziosa di cellule staminali emopoietiche, cellule cioè in grado di produrre in continuazione globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. Si tratta delle stesse cellule che si trovano all’interno del midollo osseo e sono importantissime per curare molte malattie ematologiche, metaboliche e immunitarie.
Un tempo quando nasceva un bambino, il suo cordone ombelicale veniva smaltito come organico, oggi invece è un bene prezioso che i medici di tutto il mondo invitano a conservare, anzi principalmente, a donare.
Esistono infatti delle vere e proprie banche del cordone ombelicale, oltre 150 nel mondo, dove sono raccolte migliaia di donazioni pronte per essere utilizzate da chi, malauguratamente, ne può avere bisogno in tutti i Paesi del mondo: negli ultimi vent’anni sono state effettuale 600.000 donazioni e sono state utilizzate con trapianto 30.000 pazienti. Moltissimi di essi sono ancora in vita.
Basti pensare che il 15 novembre del 1988 è stato effettuato il primo trapianto con le cellule staminali cordonali. Si tratta del caso del paziente Matthew Farrow affetto da anemia di Falconi. All’età di 5 anni è stato curato grazie al sangue cordonale prelevato dalla sorella che dalla diagnosi prenatale è risultata non affetta dalla malattia. Il paziente è completamente guarito e gode tutt’ora, di ottima salute ed è tra i principali promotori e sostenitori a livello mondiale.
In passato alcune patologie potevano essere curate solo con le cellule staminali che provengono dal midollo osseo e che vengono prelevate in modo più invasivo rispetto a quelle che invece si possono ottenere tramite il tradizionale taglio del cordone.
Donare il cordone ombelicale è un gesto di grande solidarietà poiché, se risulta idoneo dopo le necessarie analisi, esso viene messo a disposizione di chiunque abbia bisogno.
Come spiega il Ministero della Salute in Italia la rete è attualmente composta da 19 banche pubbliche, cui fanno capo oltre 300 punti nascita. Tutte le banche della rete nazionale, denominata Italian Cord Blood Network (ITCBN) e coordinata dal Centro nazionale sangue (CNS) in collaborazione con il Centro nazionale trapianti (CNT), svolgono la propria attività in conformità a standard nazionali, derivanti da direttive europee ed internazionali, periodicamente verificati dalle Autorità competenti regionali in collaborazione con il CNS e il CNT.
Prima della donazione è necessario acquisire informazioni sullo stato di salute dei due futuri genitori, in modo tale da escludere la possibilità di trasmissione di malattie infettive e/o genetiche al potenziale ricevente.
A seguito della nascita del bambino, si attende che il cordone smetta di pulsare e cioè di svolgere la sua funzione fondamentale di collegamento tra mamma e bambino. Viene poi pinzato con due mollette e tagliato quanto più possibile vicino alla pancia del bambino. Il sangue contenuto viene prelevato e raccolto in una sacca sterile che viene posta in un contenitore termostatico per poi essere inviata entro 48 ore in laboratorio per essere esaminato. Se il sangue risulta idoneo alla conservazione viene congelato alla giusta temperatura, sotto i +150° tramite immersone in azoto liquido o in atmosfera di vapori di azoto. La conservazione può durare più di vent’anni.
Il sangue del cordone ombelicale è utilizzato per il trattamento di circa 80 patologie, tra le quali: leucemie e linfomi, disordini mielodisplastici, disordini della plasmacellula, insufficienze midollari, emoglobinopatie, disordini congeniti del sistema immunitario, errori congeniti del metabolismo
Come spiega il Ministero della Salute, la raccolta del sangue cordonale è una manovra semplice, che viene effettuata dopo la nascita del bambino e del taglio del cordone e quindi non comporta nessun rischio né per la madre né per il neonato. Il sangue cordonale è prelevato solo se in sala parto possono essere assicurati i massimi livelli assistenziali per la mamma e per il neonato.
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