L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) consiglia l’allattamento esclusivo al seno per i primi sei mesi di vita: non c’è dubbio che il latte materno sia un alimento unico che contenga tutti i nutrienti di cui un neonato ha bisogno per crescere i primi mesi di vita. Ma intorno ai 4 mesi si da il via allo svezzamento, una fase importante e delicata che porta il bambino ad assaggiare i primi cibi solidi, diversi dal latte, e la mamma a fare i conti con mille dubbi, domande e certamente una bella dose di entusiasmo.
Il bambino non svilupperà la capacità di deglutizione prima dei 3 mesi e l’apparato digerente del bambino non sarà pronto prima dei 5 mesi per assorbire i principi nutritivi forniti dagli alimenti, quindi anticipare i tempi e andare di fretta non serve a nulla.
Quando iniziare, quindi, con lo svezzamento? Partendo dal presupposto che non esistono più degli schemi fissi o delle tabelle precise che scandiscono i vari momenti giusti per introdurre gli alimenti potremmo riassumere dicendo che si inizia a 4 mesi. Io personalmente ho fatto così:
Ma cosa dicono le indicazioni dei pediatri e dei nutrizionisti circa le fasi dello svezzamento?
La Società Europea di Gastroenterologia e Nutrizione Pediatrica (ESPGAN) ha pubblicato nel 1982 alcune indicazioni circa l’introduzione degli alimenti diversi dal latte nella dieta del neonato.
Nel documento si legge che:
Si inizia intorno ai 5 mesi con la frutta, quella più digeribile, mela o pera, frullata o omogeneizzata viene proposta a merenda, un paio d’ore prima della poppata serale.
Non sostituisce in alcun modo un pasto. Il bambino non va forzato né costretto a mangiare tutta la frutta: un piccolo assaggio e poi sceglierà lui se continuare oppure no.
Intorno al sesto mese si può proporre una prima pappa, semplice e molto digeribile. La pappa sostituisce la poppata di mezzogiorno o quella serale.
La pappa consiste in una farina (crema di riso, molto dolce e quindi spesso più gradita anche se sconsigliata per i bambini stitici, o crema di mais e tapioca) che viene sciolta in un brodo vegetale e condita con un cucchiaino di olio extravergine e un po’ di parmigiano.
Dopo qualche giorno, se il bambino mostra di gradire, si aggiunge un po’ di liofililizzato (oppure omogeneizzato che ha un sapore meno forte) di agnello, altamente digeribile, o pollo.
Il brodo per la prima pappa va preparato usando una patata, una carota e una zucchina fatte bollire in acqua per un paio d’ore. All’inizio si userà soltanto il brodo per sciogliere la farina, dopo il primo mese si può aggiungere un po’ di passato di verdure.
Fino al primo anno non si devono aggiungere ai cibi né zucchero né sale.
Dopo un mese se il bambino ha mostrato di gradire la pappa e di essere pronto per un altro cambiamento è possibile introdurre la seconda pappa.
Intorno al settimo mese di vita il bambino seguirà uno schema dei pasti così composto:
Le parole d’ordine sono: niente fretta e naturalezza. Aldilà di queste semplici raccomandazioni le fasi dello svezzamento si susseguono in maniera spontanea, aggiungendo uno alla volta alimenti nuovi, seguendo il gusto e la voglia del bambino e senza forzature.
Anche se ormai sappiamo che non è necessario ritardare tropo l'introduzione degli alimenti che potenzialmente possono scatenare allergie, resta comunque il fatto che per far assaggiare alcune cose è bene aspettare un po'. Ad esempio:
Fino ai diciotto mesi per praticità e gusto i bambini mangiano generalmente un piatto unico, intorno ai due anni di vita iniziano a modificare i gusti ed è importante che imparino a mangiare il primo e il secondo piatto, possibilmente senza aiuti e seduti tavola con i genitori.
E’ un dubbio che affligge molte mamme al quale hanno provato a rispondere gli esperti che hanno elaborato, su richiesta del Ministero della Salute, una serie di indicazioni per una corretta alimentazione seguendo la tradizionale Piramide Alimentare Italiana.
Ecco le quantità dei singoli ingredienti che compongono la dieta dello svezzamento:
E' possibile portare avanti uno svezzamento vegetariano in modo sano e senza rischi. L'importante è conoscere bene la questione e non prenderla alla leggera. Insomma è importante non far mancare al bambino i principi nutritivi essenziali per la crescita, a partire dalle proteine.