i sensi del neonato

I sensi del neonato

16/11/2020

Prima che il bambino cominci a parlare, saranno i suoi 5 sensi a guidarlo, ad insegnargli ad entrare in relazione con sé stesso e con gli altri. Sfatiamo, infatti, una diffusa credenza: i bambini, sin dalla nascita, sono dotati di un sistema sensoriale assolutamente funzionante e capace di metterli in relazione con l’ambiente circostante. Certo non tutti i sensi sono pienamente sviluppati, ma tale processo avviene in maniera molto rapida.

I 5 sensi del neonato sono:

  1. la vista
  2. l'olfatto
  3. il tatto
  4. il gusto
  5. l'udito

La vista

I neonati inizialmente sono molto miopi e hanno un’acuità visiva ridotta cioè, anche da vicino, percepiscono cose e persone in maniera sfocata eppure, da subito, trascorrono molto tempo guardandosi attorno e già dai 7/8 mesi hanno le stesse capacità visive di un adulto. Nella fase neonatale, poi, i bimbi prediligono osservare figure dai contorni molto netti e immagini complesse piuttosto che semplici. E soprattutto, hanno rilevato gli studiosi, amano osservare i volti delle persone, volti gioiosi e che non incutano timore al punto tale che già dai 3 mesi i neonati sono in grado di riconoscere le differenze tra i visi e a riconoscere i volti più familiari.

L’olfatto

Diversi studi sono giunti alla conclusione che i neonati hanno percezione di odori e sapori. Rispetto agli odori, se un bimbo percepisce una profumazione gradevole, volgerà la testa verso la fonte da cui deriva e ritmo cardiaco e respirazione caleranno indicando così uno stato di relax del piccolo. Al contrario, che il bambino abbia percezione di un odore sgradevole sarà indicato dal volgere della testa altrove e dall’aumentare di ritmo cardiaco e respirazione. Tutti sintomi di uno stato di malessere.

Altrettanto stupefacente la considerazione che neonati, allattati al biberon, sottoposti all’odore del latte artificiale con cui sono nutriti e al profumo del latte materno, tendano prediligere quest’ultimo. A dimostrazione che esiste 'in natura' una tendenza al latte materno. In ogni caso è chiaro che l’olfatto e con esso la capacità di distinguere gli odori in buoni e cattivi, rappresenta per i neonati una funzione adattiva a livello evolutivo cioè garantisce loro una maggiore possibilità di sopravvivenza nel momento in cui dall’odore sono capaci di riconoscere il pericolo. Non a caso gli odori familiari per i bambini hanno un effetto rassicurante e gli danno la possibilità di riconoscere il suo mondo.

Il tatto

E' il senso che il neonato scopre appena nato al contatto con la mamma ed è quello che, crescendo, lo aiuterà a fare le prime esperienze di scoperta. Perché il bambino prenda consapevolezza del suo corpo attraverso il tatto è bene associarlo all’udito. Il momento del cambio del pannolino, delle coccole, del bagnetto dovrebbe vedere un coinvolgimento di entrambi i sensi: si dovrebbe parlare al bambino mentre lo si cambia, lo si culla, lo si lava.

Il gusto

Ovviamente i neonati prediligono i liquidi dolci (che sono in grado di riconoscere sin da subito) e studi condotti a metà degli anni ’70 hanno dimostrato che i neonati di pochi giorni prediligevano (e quindi riconoscevano) batuffoli imbevuti di latte materno piuttosto che quelli imbevuti del latte di un’altra donna. In seguito, ulteriori studi hanno chiarito che questa capacità in particolare apparteneva solo ai bimbi allattati la seno. Certo è che, in seguito, i genitori non devono aver fretta nel far scoprire gusti diversi ai propri bimbi. E’ bene che nella fase dello svezzamento i bambini imparino ad avvicinarsi ai cibi partendo dagli altri sensi per cui smuovendo la loro curiosità attraverso le forme, i colori, gli odori.

L’udito

Appartiene al bimbo sin da quando si trova nell’utero materno. Il feto, infatti, percepisce i 'rumori' del corpo della mamma e del mondo esterno seppure in maniera attutita grazie al corpo stesso della donna e al liquido amniotico che riempie l’orecchio medio. Una protezione, quella del liquido amniotico, che proseguirà anche nei primi giorni di vita così che il neonato non venga “stordito” dai suoni. E il suono con la S maiuscola per il neonato è quello della voce materna. Del resto alcuni studi hanno dimostrato che già nell’utero il bambino riesce a riconoscere le voci umane e a preferire quelle femminili. Ciò ha portato a concludere che il bimbo individua subito la voce di colei che lo proteggerà: la mamma. Voci tenere, suoni delicati sono quelli da cui il bambino è attratto e la loro consuetudine genera sul neonato un effetto calmante.

Del resto già 10 minuti dopo la nascita, un bimbo è capace di individuare la fonte da cui provengono i suoni e ce ne dà dimostrazione ruotando gli occhi: a 3 mesi poi si volgerà con la testa fino ad arrivare agli 8 quando individuerà con assoluta certezza il luogo da cui proviene il suono che ha percepito.

E’ bene però tenere a mente che non tutti i bambini reagiscono alla stesso modo e con gli stessi tempi allo stimolo uditivo: questo non vuol dire che ci sia un problema. Esso è tale solo se la reazione è assolutamente nulla a qualsiasi tipo di suono e in ogni caso la possibilità di risoluzione di un problema di udito è tanto più probabile quanto più precoce la diagnosi. Possono essere affetti da problemi di udito i bimbi nati prematuri, quelli che hanno avuto problemi di asfissia durante il parto, quanti durante la loro permanenza nell’utero sono stati esposti alle conseguenze di un farmaco o di un infezione e quanti hanno in famiglia una storia di sordità ereditaria.

Fonti

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Francesca Capriati
Giornalista
Mamma blogger
Dalla gravidanza al parto, dall'allattamento all'adolescenza: il mio spazio virtuale per condividere esperienze, difficoltà ed informazioni.